Un investimento per il futuro

 In Andrà tutto bene

“Signora Daniela, non mi guardi così. Consideri questo momento come un investimento per il suo futuro”.

Era il 2001, quasi vent’anni fa, erano le 16 di un indimenticabile venerdì pomeriggio di primavera e si era appena siglata la mia prima vendita professionale. O, meglio l’allora direttore commerciale di una delle aziende di cucina più cool d’Italia, aveva anarchicamente deciso quanto, quando e perché si sarebbe chiusa la mia prima vendita professionale. E lo aveva fatto serafico in due minuti, con una penna nera, semplicemente sbarrando l’intero A4 e scrivendo lui il prezzo dell’attività che secondo lui era stata svolta e quando sarebbe stata pagata. Davanti a me un’improvvisa eclissi solare aveva reso sbiaditi anche i bellissimi occhi azzurri del direttore che fino a quel momento mi erano sembrati i più belli del mondo.

Avevo trent’anni, e la parola resilienza non andava ancora di moda, ma credetemi, io la conoscevo bene. Uscii dal suo ufficio e quindi dall’azienda e quindi dal parcheggio attraverso la sbarra automatica che bastava avvicinarsi perché si alzava con orgoglio , in una versione di Atlante al femminile: con le spalle cariche di tutta l’amarezza, la vergogna, la rabbia e la tristezza di chi aveva creduto fino a mezz’ora prima di aver fatto tanto per poi scoprire che non era stato ancora niente. Perché è così, impieghiamo tempo e risorse, fisiche, psicofisiche morali e ultraterrene, mettendo sul campo della prova il meglio del nostro essere per poi accorgerci che il più delle volte bastano due minuti, solo due minuti, per mettere in discussione tutto. Proprio tutto quanto pensavamo di aver costruito, creato, donato, offerto, imparato. Soprattutto in tempi di crisi. Ancora di più in tempi di Coronavirus.

Cavolo, ci avevo messo cuore, passione, testa e soprattutto benzina per lavorare a quel progetto. Ma che dico: un progettone! e ci avevo lavorato per mesi, ogni giorno Pescara-Pineto e ritorno. Per non parlare delle attese, dei giudizi, delle rinunce, delle sorprese, dei cambi di marcia. E quello stronzo se la voleva cavare con poche centinaia euro e una frase “consideri questo momento come un investimento per il suo futuro”!

Un investimento per il futuro. Non è stato esattamente quello che ho pensato durante il viaggio di ritorno a casa in quel sudato pomeriggio di primavera dove oltre le mie ascelle le uniche altre parti del mio corpo che trasudavano erano le ghiandole lacrimali spremute al massimo dalla rabbia montata da quel terribile senso di sottovalutazione mal sopportato dal mio ego ferito. E allora cosa feci? Era venerdì, ma tornai nella mia agenzia che allora era in via Firenze. Era poco tempo che lavoravo in proprio, ma non erano poche le soddisfazioni che avevo incominciato a raccogliere. E tutto sommato, anche il lavoro che avevo prodotto per le cucine, sebbene sottopagato, era stato un gran bel lavoro. Ricominciai da qui. Ed investii per il mio futuro.

Oggi sono la titolare di un’agenzia di comunicazione di spessore, con orgoglio gestisco una squadra di validissimi creativi, commerciali e amministrativi, fatturo qualche centinaia di migliaia di euro e non c’è stato giorno negli ultimi vent’anni in cui io non abbia ringraziato il direttore commerciale dell’azienda di cucina. Non è certo paragonabile a quanto sta accadendo oggi, ma anche allora il “virus” del “tu non vali” avrebbe potuto cancellare quella piccola creativa che cercava di raccontare quanto fosse follemente innamorata del suo lavoro. Ed oggi come allora non deve essere e non sarà un’epidemia a farci smettere di investire nel futuro.

Andrà tutto bene perché ci sarà sempre un posto dove tornare per riaccendere la speranza. E allora, sudati, arrabbiati, feriti, incazzati, torniamo lì.

E guardiamoci. Siamo belli. Siamo umani. Siamo più forti. Ma soprattutto siamo Uniti, anche se Distanti.

 

Daniela

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